di Lucia Bettani
Per non far morire due volte.
Il 16 marzo sono andata a Firenze in compagnia di alcuni miei compagni e di altre 146.000 persone per ricordare le vittime di mafia. Inizialmente ero un po’ agitata perché era la prima volta che partecipavo ad una manifestazione così importante, non sapevo cosa aspettarmi, come comportarmi ecc., poi una volta arrivata mi sono subito trovata a mio agio. Fissati due fiori, uno allo zaino e l’altro al marsupio, ero pronta a contribuire alla realizzazione dell’obbiettivo della giornata ovvero “non far morire due volte” tutte quelle persone la cui anima è stata fatta prigioniera dalla mafia. Durante la manifestazione ho anche avuto l’onore e il piacere di portare il manifesto con la scritta “Libera”.
Quest’esperienza mi ha fatto capire che molti, io compresa, conoscono poco in merito alla mafia, o meglio conoscono ciò che la televisione ed internet dicono, ma la mafia non è solo quello, è sicuramente molto di più, quindi è stata anche una spinta per continuare ad approfondire l’argomento mafia, senza l’aiuto dei telegiornali, ma con la lettura di libri e seguendo incontri che trattano questo discorso, e ovviamente andare ancora a manifestare con Libera.
Credo che questo tema, il tema della mafia, debba essere molto più approfondito tra noi giovani perché, guardando, per esempio la mia classe, noto che, come ad un’interrogazione, c’è chi sa qualcosa, chi un po’ meno, chi nulla. Il problema è che questa non è un’interrogazione che poi può essere recuperata caso mai andasse male, NO. Questo è un tema, che magari a noi, in questo momento può sembrare lontano perché pensiamo che “tanto abitiamo al nord”, “tanto io non conosco gente così”, “tanto io…”; ma se un giorno dovessimo accorgerci che anche vicino a noi succedono cose, apparentemente lecite, ma in realtà legate ai sistemi mafiosi che facciamo??? Se per esempio, come è successo a Piera Aiello, ci capitasse di incontrare un ragazzo bello, e all’apparenza anche onesto, e poi si scoprisse un mafioso?? Che facciamo?? No, non credo che sia un discorso inutile e catastrofico, la mafia c’è anche al nord, la mafia non è solo quella che spara o che chiede il pizzo in Sicilia, la mafia si trova anche nell’economia, nello Stato… NON DOBBIAMO CREDERE CHE SIA UNA COSA LONTANA DA NOI E NON INTERESSARCI, ma, al contrario, dobbiamo saperne sempre di più, senza doverne essere impauriti. Solo parlando, leggendo, manifestando pacificamente, ascoltando persone come don Ciotti, e quindi alimentando la nostra conoscenza si può affrontare questo grande discorso dell’umanità, si può aprire la porta di questa prigione dell’anima, ma senza richiuderla per poi dimenticare e rischiare di ricadere nell’errore, bisogna invece spalancarla e affrontare il discorso. E come dice don Ciotti: “ Immaginate tante gocce che unite diventano un torrente. Poi il torrente diventa un fiume, che sfocia in un lago oppure in un mare. Ecco noi siamo quelle gocce che un giorno, piene di speranza, diventeranno finalmente un lago o un mare e CE LA FAREMO.” In questo modo la vita di Borsellino, Falcone, Pio La Torre, e tante altre vittime della mafia, e con loro la vita di tutti quei testimoni di mafia, che rinunciano alla loro libertà di uomini, non vanno sprecate, ma continuano a vivere tra e con noi.