Bergamo, 4 marzo 2014 di don Andriano Peracchi
Coltiviamo speranza
La speranza è la passione rivoluzionaria che anticipa il meglio
mentre si vive il peggio, dice Consuelo Casula.
Sono parole che vibrano in me come le corde di una cetra
al tocco di chi va componendo brani musicali di qualità.
Ugualmente, chi vive con speranza nella storia
è fermento di sogni, di cambiamento, di desideri, di fatiche
che si sedimentano nel profondo dell’animo umano,
grembo generatore di liberazione e di apertura al futuro.
La speranza non è una virtù astratta
perché si radica dovunque
anche nelle fessure più anguste della storia di un popolo.
La speranza diventa tensione verso il meglio
di chi si incammina su una strada di cambiamento
e orienta i suoi passi con amore e trepidazione
verso il traguardo – non ancora raggiunto –
di fraternità nella giustizia.
E’ la testardaggine di chi, nonostante tutto,
è capace di ricominciare senza guardarsi indietro,
forte dell’eredità che gli ha lasciato l’insuccesso.
Richiede un impegno gagliardo
perché chi spera si incarna nella storia
e non sfugge al peggio.
E’ la stupenda eredità di don Tonino Bello.
Ma è anche l’eredità di tanti genitori che,
in questi tempi di squallore sociale e
di evaporazione di qualsiasi etica,
non rinunciano ad accompagnare
giorno dopo giorno
i loro figli con fermezza e tenerezza.
E’ l’eredità di tanti cittadini e cittadine che, in terre intrise da culture mafiose, vanno sviluppando con coraggio e caparbietà un cultura della legalità dimostrando con i fatti
Anche a rischio della vita
che gli stessi beni e terreni confiscati alla malavita
possono essere finalizzati a creare reti di solidarietà nel lavoro e nella società
Questa passione rivoluzionaria
si modula sui colori dell’arcobaleno; è di ogni uomo, cultura, paese, latitudine e longitudine.
Sono sotto i nostri occhi i germogli di rivoluzioni vissute;
semi piantati nella terra amara della dittatura in America latina
semi gratuitamente portati dal vento del Concilio nell’humus
della chiesa, delle chiese,
semi fecondati dalle comunità di base e alimentati quotidianamente
dalla parola di Dio.
Un imperativo: nel peggio di oggi, coltiviamo speranza,
anche per nostra responsabilità verso le nuove generazioni.
Passione, rivoluzione evocano lotta.
Lasciamo che sia, senza paura. È la rivoluzione della speranza.