Bergamo, 16.07.2012 | di Rocco Artifoni
La finanza che produce povertà
Borsa, derivati e crisi, l’economia in balia dell’azzardo.
Le Borse sono nate con una finalità positiva: dare a tutti la possibilità di partecipare alla proprietà delle imprese. In Italia è scritto anche nella Costituzione, che “favorisce l’accesso all’investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese” (art. 47). In realtà oggi è sempre più evidente che le Borse e varie forme di investimento sono diventate un’altra forma del gioco d’azzardo, spesso con un trucco evidente e – peggio – consentito dalle leggi vigenti. Anzitutto la quotazione di un’azione dovrebbe essere in relazione con il valore di una società. Sappiamo invece che il prezzo dipende prevalentemente dal mercato della domanda/offerta.
Se le azioni vengono messe in vendita il prezzo scende, se invece c’è richiesta di acquisto il prezzo sale. Sembrerebbe normale, se non fosse che – tanto per fare un esempio – oltre il 50% degli scambi azionari della Borsa di Wall Strett sono effettuati da HFT (High Frequency Trading), che operano transazioni in tempi sempre più ridotti (pochi millisecondi). Insomma, chi possiede azioni è in balia di una marea ascendente/discendente che non può controllare e che dipende da oscillazioni determinate da computer programmati per reagire alle diverse situazioni.